PNCHAMAHABHUTA: I CINQUE ELEMENTI NELLA PRATICA YOGA

Data: 19/04/2025

Panchamahabhuta: i cinque elementi nella pratica yoga.

un week end di yoga in maremma. 



  • CIO’ CHE SAPPIAMO E’ UNA GOCCIA, CIO’CHE IGNORIAMO E’ UN OCEANO. (Isaac Newton)

La tradizione filosofica a cui la pratica dell’hata yoga si lega vede uomo e universo come intimamente legati: l’uno riflesso dell’altro, riproducono analogicamente la stessa struttura e lo stesso funzionamento. Macrocosmo e microcosmo rispondono alle medesime leggi, sono espressione della stessa natura e creano continue relazioni ed assonanze.

L’intera manifestazione è caratterizzata da un complesso rapporto dato dall’unione di materia ed energia. L’energia alla base della materia è puro movimento, espressione pulsante di un principio primo, immobile e immanifesto che attraverso questo movimento fa esperienza della sua natura beata e giocosa. La materia, ultima espressione del gioco attraverso cui si manifesta la vita, è caratterizzata da numerose qualità che per necessità descrittiva vengono catalogate in cinque gruppi chiamati mahabhuta, termine sanscrito tradotto come elemento. Questi cinque elementi sono: terra, acqua, fuoco, aria ed etere. Essi rappresentano la forma solida, liquida, radiante, gassosa ed eterica della materia, ne definiscono gli aspetti grossolani, le qualità della forma ma anche gli aspetti sottili, la loro natura causale, le idee intrinseche, le qualità psichiche, le forze e le modalità attraverso cui ogni elemento si esprime ed entra in relazione con tutti gli altri.

Attraverso i nostri organi di senso, Pacha Jnanendriya (orecchio, pelle, occhio, lingua, naso) e i nostri cinque organi di azione, Pancha Karmendriya (bocca -esprimersi; mani-afferrare; piedi-muoversi; urogenitali-emettere; ano-espellere) noi facciamo esperienza dei cinque elementi, all’interno di noi e nella relazione con ciò che percepiamo come esterno a noi. Tutto il nostro essere, corpo, mente, psiche è composto da questi cinque elementi e risponde alle loro continue fluttuazioni.

  • “Poiché cosa intendiamo con il termine Uomo? Un’anima increata che ha preso dimora in una mente e in corpo creati dai propri elementi”

Ogni elemento descrive specifiche qualità, governa attitudini interiori, parti del corpo, qualità psichiche ed è in perenne e inevitabile relazione con gli altri.

I cinque elementi si condizionano reciprocamente creando realtà sempre diverse. La nostra parte più intima può lasciarsi trasportare in modo inconsapevole da questi continui movimenti oppure imparare a conoscerli e sostenerne, almeno in parte, l’armonia.

Vediamoli un po’ più nel dettaglio.

TERRA- PRITHVI

Rappresenta la struttura, la forma in senso stretto, la matericità. Le sue qualità sono la solidità, la densità, la pesantezza, le azioni che guida sono l’addensare, il compattare, il penetrare. Il senso collegato e l’odore, Gandha, uno dei sensi più antichi e sicuramente il più legato al nostro istinto. Nel nostro corpo regola le parti strutturali, le ossa, i tendini, i muscoli. Sperimentare le qualità della terra nella partica yoga vuol dire entrare in contatto con il nostro apparato muscolo scheletrico, imparare a dare forza e resistenza al corpo, ma anche con la nostra capacità di trovare il nostro posto nel mondo, di sentirci appagati e soddisfatti, di essere concentrati, presenti, integri.

ACQUA-JALA

Rappresenta la fluidità, la mobilità, la capacità di adattamento e di creare legami. Il senso collegato è il gusto, Rasa e l’organo di senso la bocca. I sapori necessitano di umidità per entrare in relazione con le nostre papille gustative, l’umidità permette al sapore di farsi vivo e percepibile. Le sue azioni principali sono la coesione, l’adesività, il fluire. Le sue qualità intime sono la spontaneità, l’emotività, l’armonia e l’adattabilità. L’Acqua è per eccellenza l’elemento della guarigione, lenisce, fluidifica, rende fertile, apporta vita. E’ anche l’elemento della devozione, della fiducia, del legarsi. Sperimentiamo le qualità dell’acqua durante la pratica yoga quando impariamo a dosare morbidezza e sforzo, quando lasciamo che il movimento venga guidato profondamente dal respiro, rendendoci morbidi e fluidi, quando impariamo la bellezza e l’utilità della resa.

FUOCO-TEJ\AGNI

Rappresenta il calore, la trasformazione, la dilatazione. Ogni volta che nella materia si crea movimento si produce attrito e questo genera calore. Il senso collegato è la vista- Rupa, e l’organo di senso l’occhio. Le sue qualità sono il coraggio, l’irruenza, la tenacia, la creatività, l’istintualità. Le azioni che guida sono la penetrazione, la digestione, la trasformazione. Sperimentiamo il fuoco nella pratica yoga quando impariamo a guidare i movimenti partendo dal nostro centro, dalla colonna e dalla muscolatura addominale, che la colonna contiene e protegge; quando riusciamo a percepire il movimento come un irradiarsi di forza che parte dal centro per muovere verso la periferia. Sperimentare il fuoco vuol dire imparare la costanza, l’ardore e la passione che ci guidano nel raggiungimento di un obbiettivo, qualità indispensabili affinchè la trasformazione trovi il tempo e le condizioni per mettersi in atto.

ARIA-VAYU

Rappresenta il movimento in ogni sua manifestazione. Le sue qualità sono la leggerezza, l’intangibilità, la chiarezza. Guida azioni quali l’innalzarsi, l’espandersi, il mettere in relazione. Il senso a cui è legato è il tatto, Sparsha e l’organo sensoriale la pelle, che registra ogni minimo cambiamento sia a livello pressorio che puramente tattile. È legato al pensiero, alla conoscenza, alla comunicazione. Rappresenta ciò che è invisibile, la nostra ispirazione, la nostra creatività. Sperimentare le qualità dell’aria nella pratica yoga è entrare in contatto con la nostra capacità di espanderci e di innalzarci verso l’alto. Apportare leggerezza al corpo, sentirlo libero e capace di esprimere la sua natura, di raccontarsi, di donarsi, di aprirsi alla vita. Entrare in contatto con l’elemento aria vuol dire saper comunicare i nostri bisogni, creare relazioni stimolanti e accrescitive, alimentare la nostra curiosità e la nostra voglia di esplorare, conoscere, muoversi.

ETERE-AKASHA

È l’ultimo dei cinque elementi e rappresentando lo spazio che tutto contiene. È sottile, impalpabile ed evanescente. L’etere tutto pervade, è onnipresente. Le sue qualità sono la chiarezza, la leggerezza, la sottigliezza, la trasparenza. L’etere è assenza di movimento, unione degli opposti. Rappresenta gli spazi vuoti, il senza forma. L’organo di senso collegato a questo elemento è l’orecchio e di conseguenza al suono Shabda, con le sue vibrazioni che si propagano nello spazio per spostarsi da un punto ad un altro. Nel corpo rappresenta tutti nostri spazi vuoti, le viscere, i vasi linfatici e sanguigni, le cavità polmonari, le cavità ossee. Sperimentare questo elemento nella pratica yoga vuol dire percepire la sottile pulsazione che espande e contrare il nostro corpo energetico, fare esperienza di quello spazio ampio e immobile da cui ogni nostro movimento, sia fisico sia psichico, nasce e a cui sempre ritorna.


Perché è importante imparare a riconoscerli, a comprenderne i movimenti e le relazioni? Perché nella tradizione ayurvedica opporsi al movimento della vita è una delle principali cause di malessere e a lungo andare di malattia.

L’energia è in continuo movimento, l’impermanenza è una delle leggi che noi esseri umani facciamo più fatica ad accogliere e riconoscere. Lo sappiamo. Sappiamo che il nostro corpo e così i nostri pensieri e le nostre emozioni, non sono mai uguale a sé stessi. Cambiano negli anni ma anche di giorno in giorno, i pensieri, le condizioni fisiche e ambientali in cui viviamo; cambiano i desideri, le emozioni, eppure cerchiamo, spesso disperatamente, di crearci routine o schemi di vita e di comportamento che si ripetano nel tempo. Questo ha una sua motivazione biologica, la nostra mente programma il corpo per funzionare con il minor dispendio energetico possibile, quindi, un po' come una macchina, se troviamo un’andatura costante e funzionale “duriamo” di più. Questa andatura costante non riguarda però le azioni e le scelte che facciamo quanto la consapevolezza, l’ascolto, la conoscenza che mettiamo in atto per “guidarci” sulle strade della vita.

Un bravo corridore non è colui che ripete sempre lo stesso percorso ma colui che sa utilizzare la sua energia in modo funzionale e costante, qualsiasi sia il percorso la vita gli chieda di percorrere.

Comprendere come si muove l’energia ci permette di regolarci di conseguenza. Possiamo sostenere o placare certe nostre tendenze interiori mettendole in relazione con quelle stesse qualità o con qualità opposte presenti nella natura intorno a noi, attraverso il cibo per esempio, attraverso il movimento, l’uso di certe piante, la meditazione. A volte basta solo comprendere, accorgersi di quale elemento è in eccesso o al contrario sia in difetto, per ricondurci verso una forma di equilibrio.


Questo breve week end si propone di introdurvi nel mondo della pratica yoga attraverso questa lente di ingrandimento. Le pratiche saranno incentrare sul fare esperienza di come i cinque elementi si muovono nel nostro corpo, ricercandone qualità e attitudini. E’ una goccia in un grande mare, ma infondo ogni cammino parte da un primo passo alla volta.

Per iscrivervi al week end visitate la sezione workshop.

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