KALA: IL FATTORE TEMPO NELLA PRATICA YOGA
Il termine sanscrito kala viene utilizzato sia per descrivere una piccola parte misurabile di tempo sia per indicare ere o cicli cosmici.
Nella tradizione filosofica indiana il tempo non è interpretato come un fenomeno lineare, una serie di punti che si dispongono in fila, su una linea retta e che una volta superati sono in un certo senso persi. L’interpretazione indiana vede il tempo come un fenomeno circolare e lo calcola sulla ripetizione di cicli lunghissimi, kali appunto, che si ripetono in modo perpetuo.
La concezione del vivere è di conseguenza molto diversa in quanto, almeno che non si sia raggiunta la realizzazione spirituale, che ci permette l’uscita dal samsara, il continuo ciclo di rinascite, la vita ordinaria ci regalerà altre esistenze e reincarnazioni e in un certo senso, maggior tempo. La morte, che viene chiamata anche col termine kala, proprio ad indicare qualcosa che si muove nel tempo, è una delle innumerevoli trasformazioni che l’energia divina compie nel suo infinito e cangiante gioco. La meravigliosa Dea Kali Durga trae il suo nome dalla stessa radice etimologica kal, è infatti la terrifica Dea della distruzione, della guerra e della morte, cosi come Shiva suo eterno compagno è rappresentato anche nella forma di Shiva Kala, Signore del tempo che divora ogni cosa.
Dea Durga
Shiva e Kali rappresentano una delle tre componenti che sono alla base di questi gioco di continua trasformazione che caratterizza la dimensione terrena. Accanto al potere della distruzione incontriamo la forza della creazione, rappresentata da Brahma con la sua amata Sarasvati, e quella del contenimento, sostenuta da Visnu con la fedele Lakshmi.
Queste tre divinità vengono descritte col termine Trimurti, letteralmente tradotto con ” dotato di tre aspetti”, e descrivono i tre potere della divinità suprema, Ishvara, attraverso i quali da il via alla Creazione dell’Universo. Creazione che si esprime attraverso continui cicli, Kali, di nascita, mantenimento e morte.
Spazio e tempo appartengono a Maya, a questo gioco di trasformazione, questo caleidoscopio di luce che è in realtà una sola, unica energia in continuo movimento. La realtà ultima è, in verità, senza forma e senza tempo
Rimane il fatto che su questo piano esistenziale Tempo e Spazio sono le due grandi coordinate all’interno delle quali si dispiegano le nostre esperienze. La nostra mente fa molta fatica a scardinare questi concetti perchè è programmata per comprendere ciò che percepisce attraverso principi opposti: vicino/ lontano, prima/ dopo, bello /brutto e cosi via.
Nella nostra vita quotidiana siamo, direi tutti, sempre in affanno. Le cose da fare ci sembrano sempre troppe, corriamo a volte come scimmie impazzite da una cosa all’altra con la sensazione di non avere mai tempo.
Osho diceva :”Se hai tempo medita 20 minuti al giorno, se non hai tempo medita un’ora” questo perchè la pratica yoga tende a ricondurci in un tempo non lineare, direi quasi in un “non tempo”, perchè la pratica yoga ci conduce nel solo tempo presente.
Sia che la nostra pratica sia quella meditativa, sia che sia quella degli yogasana andremo a sperimentare una nuova possibilità di vivere il tempo.
Io amo molto le pratiche dinamiche, ma oggi si fa praticamente solo quelle; si utilizza la pratica per dimagrire, per tonificare, per scaricare lo stress, il che va benissimo ma così facendo si perde forse l’aspetto più profondo e significativo dello yoga, cioè ricondurci in quello spazio sacro che è il nostro Sè, e per fare, per sentire questo, serve tempo.
Più la nostra pratica si fa stabile e mi concedo un termine che odio “avanzata” più la durata della permanenza negli asana dovrebbe allungarsi. Dovremmo darci il tempo di sentire, di ascoltare come il nostro corpo reagisce, e per corpo intendo tutto il sistema corpo, a livello fisico, mentale, emotivo energetico.
Stare è faticoso, per il corpo che deve essere allenato ma sopratutto per la mente. Le pratiche dinamiche bruciano tossine, la lentezza apre le porte alle nostre profondità, ci mostra chi siamo e come dico spesso, non sempre tutto ciò che vediamo ci piacerà e lì è ancora più importante stare, perchè quel tempo, quel rimanere sarà ciò che ci libera.
Il praticante avanzato non è colui che ha infinito spazio nel corpo, anche un danzatore è molto elastico, il praticante avanzato ha molto spazio nel cuore, e quello spazio si raggiunge attraverso il tempo, la cura, l’ascolto profondo.
La newsletter di yoga lover vuol essere uno strumento attraverso il quale donarvi approfondimenti e ulteriori contenuti legate ai corsi e ai temi trattati nel blog o emersi nei miei studi e nella mia pratica personale; parlarvi di cucina, uno dei miei argomenti preferiti, di libri, di ayurveda e di stili di vita e informarvi su workshop e collaborazioni che organizzo sia on line, sia, quando tornerà ad essere possibile, nella mia amata maremma. Uno spazio per avvicinarci e sentirci parte di uno stesso viaggio.